Eugene Gendlin, filosofo e psicologo ebreo-austriaco emigrato negli U.S.A a dodici anni a causa delle persecuzioni naziste, è colui che ha “scoperto” e strutturato il Focusing. Vive ed opera negli U.S.A, ha creato un movimento che è ancorato al Focusing Institute di New York per la diffusione del Focusing nel mondo. I suoi testi sono stati tradotti in sei lingue dallo spagnolo all’inglese, dal tedesco al giapponese, ma in Italia il suo testo base “Focusing” è andato in stampa solo nel 2001. Anche in Italia il movimento si va espandendo grazie al lavoro pionieristico di trainers riconosciuti dal Focusing Institute di New York, di cui io stessa faccio parte.
Ma com’é nato il Focusing, quali sono le sue origini? Mi piace cominciare con un “C’era una volta” come nelle favole. C’era una volta un ragazzino che a 12 anni è costretto a fuggire dall’Austria con la sua famiglia perchè ebrei ed il nazismo aveva ormai infettato l’Europa e la coscienza di tanti esseri umani. Quel ragazzino aveva un padre che “confidava nelle sue sensazioni, le seguiva sempre. ‘Io mi ero sempre chiesto che tipo di sensazioni esse fossero e cercavo di trovarle in me, senza alcun esito’. Questa ricerca trovò i suoi frutti quaranta anni dopo, quando mi chiesero come abbia scoperto il Focusing. Allora ricordai quei momenti.” (1)
Quel ragazzino, E.Gendlin, è cresciuto con quelle domande dentro e ha cercato le sue risposte nella filosofia, si è nutrito di filosofia, W.Dilthey, Heidegger, Ortega y Gasset, ma anche Husserl e Merlau Ponty e Wittgenstein. E’diventato un filosofo dell’experiencing (esperienza-vissuto) e della psicologia. Ha cercato di comprendere la salute e la malattia, le forme del pensiero e della conoscenza, la relazione tra ragione ed emozione. Attraverso la fenomenologia si è avvicinato al Centro di Counseling di Rogers con forti motivazioni : la ricerca e la voglia di aiutare gli altri. Rogers in quel momento sta trattando i suoi stessi temi: experiencing e simbolo, emozioni e empatia. L’interazione con Rogers sarà feconda per entrambi e durerà più di un decennio.
Gli anni ’50 saranno molto intensi sia per quanto riguarda l’elaborazione teorica che i lavori sperimentali nel Wisconsin. Gendlin è stato sempre consapevole della stretta relazione tra filosofia, teoria sociale e politica, psicologia e psicoterapia e ha promosso ricerche nel campo delle scienze sociali ancora in atto come i gruppi change e la red de autoayuda.
E.Gendlin e R.Carkhuff sono stati i due discepoli e collaboratori di Rogers più importanti ed ancora viventi. Entrambi sono partiti dalle condizioni indispensabili per il terapeuta, ovvero la considerazione positiva incondizionata, l’empatia e la congruenza. Carkhuff ha reso operativa l’empatia e ha creato un suo modello eclettico della relazione d’aiuto, Gedlin ha reso operativa la congruenza e ha creato un modello corporeo-esperienziale immerso nella visione filosofica.
In realtà Rogers negli anni ’50 aveva sviluppato due linee di pensiero su ciò che è implicato in una psicoterapia e/o in un counseling efficace, quella più nota è quella riferita al terapeuta per cui la terapia sarà efficace quando il terapeuta incarnerà le condizioni di onestà, genuinità, congruenza, empatia e considerazione incondizionata. Ma Rogers era molto interessato anche a ciò che accade al cliente e lo dimostra la copia del discorso, mai pubblicato che fece nel 1956 all’Accademia di Psicoterapia Americana sull’essenza della psicoterapia “Momenti di movimenti”. In “On becoming a person” Rogers individua il “referente diretto” che in seguito Gendlin definirà “felt sense”.
La visione della terapia e del counseling che stavano emergendo negli anni ‘50 al Centro di Counseling dell’Università di Chicago può essere riassunta nell’idea che il cambiamento nel cliente avverrà quando il terapeuta o counselor potrà –ricevere il cliente- , nel clima di autenticità, empatia, congruenza e considerazione incondizionata, il cliente potrà portare attenzione al proprio “EXPERIENCING”.Questo implicherà lo scioglimento delle strutture che emergono come simboli dall’experiencing. Questa visione del processo consentiva la verifica sperimentale. Fu così che furono organizzati una serie di test per stabilire:
il grado e la presenza delle condizioni del terapeuta ovvero empatia, congruenza e considerazione incondizionata
il grado di experiencing del cliente
il grado di efficacia della terapia.
I membri del gruppo di Rogers organizzarono delle scale per la valutazione delle condizioni del terapeuta; mentre Gendlin sviluppò una scala dell’experiencing per il cliente. Infine l’efficacia della terapia fu misurata da una varietà di indici, come il questionario sulla personalità MMPI, valutazioni al termine dell’ospedalizzazione e il giudizio dei clinici.
Era il 1967, la terapia centrata sul cliente era stata usata quasi esclusivamente con individui nevrotici, si decise di centrare il processo con pazienti schizofrenici, in un ospedale psichiatrico. Nacque così il monumentale Progetto Wisconsin, una delle ricerche più grandi mai sviluppate per verificare una teoria in psicoterapia: coinvolse più di 500 ricercatori: psicologi, counselors ed assistenti. Richiese 5 anni, dal 1958 al 1963, ed una spesa economica ingente per realizzarlo. Rogers, pur mantenendo la responsabilità generale del progetto, ne passò la direzione a Gendlin, riconoscendogli “le capacità ed attitudini che io non avevo” come sostenne in una lettera del 1966. Il Progetto fu assediato dalle difficoltà, dal lavorare in un’istituzione totale come un ospedale psichiatrico, al furto di parte dei dati, ma fu comunque portato a termine, sebbene i suoi risultati, seppur interessanti siano stati scarsamente discussi. Rogers concluse che bisognava ripensare le connessioni causali tra le tre variabili:
condizioni del terapeuta- livello del processo- risultati ed efficacia della terapia.
Intanto Rogers, seppur lieto che lo studio avesse portato a nuove scoperte, aveva raggiunto un sorprendente successo col nuovo libro “On becoming a person”. Cambiò il nome al suo approccio, da centrato sul cliente a centrato sulla persona e spostò la sua ricerca ed i suoi scritti verso un nuovo promettente interesse : i gruppi. Rogers non mise mai in dubbio che empatia, accettazione ed autenticità siano il fondamento delle relazioni umane, nonostante i risultati del progetto Wisconsin fossero stati deludenti relativamente alla sua teoria, che aveva bisogno di essere integrata dalle altre scoperte emerse dalla ricerca.
Fu Gendlin che continuò il percorso. Pur non tradendo lo spirito dell’approccio rogersiano, la “non direttività” del terapeuta che consentiva al cliente di ri-stabilire la relazione con il proprio experiencing e con l’altra persona, comprese che empatia, congruenza e considerazione incondizionata non causano di per sé la crescita del cliente, anche se i loro opposti ovvero incomprensione, criticismo, incrongruenza, non accettazione ne ostacolano l’esito. Da questa prospettiva le attitudini ideali del terapeuta consistono soprattutto nel non bloccare il cliente e nell’accompagnarlo ad entrare in contatto con la propria complessità esperienziale. Per Gendlin l’articolazione del nostro experiencing è centrale in psicoterapia e nel counseling. Una psicoterapia o un counseling sono efficaci quando il processo che era bloccato riprende a fluire. Il processo consiste nel flusso naturale e continuo della nostra interazione esperienziale nel mondo. Gendlin vede le persone e gli altri organismi in un costante movimento verso stati futuri.
Nei tardi anni “60 Gendlin diventa capo del dipartimento di psicologia all’università di Chicago, e in questo contesto lancia una nuova ricerca empirica, il cui scopo era capire perché la psicoterapia fosse spesso lunga e poco efficace. Assieme ai suoi collaboratori inizia un lavoro certosino, accurato e meticoloso, che li impegna a registrare prima e a studiare poi migliaia di ore di sessioni terapeutiche, di terapeuti diversi, con indirizzi diversi: psicoanalisi, comportamentismo, gestalt, bioenergetica e psicodramma.
Nel 1970 Gendlin scrisse: “Negli ultimi anni abbiamo registrato su nastri diverse migliaia di sessioni terapeutiche, ci chiedevamo cos’è che i pazienti fanno quando la terapia ha successo? Cos’è che non fanno quando le sessioni non riescono ad aiutarli? E’ venuta fuori, da una serie consistente di studi, una scoperta. Vi è una caratteristica nei pazienti che migliorano, che non è condivisa da quelli che falliscono, i pazienti che migliorano sono in grado di lavorare con i “significati sentiti” o “felt sense”. Poiché le ricerche indicano che la terapia fallirà se non è esperienziale, è possibile che i pazienti destinati al fallimento imparino questa procedura di Focusing?” (2) Gendlin confessa che all’inizio la sua formazione accademica lo fece propendere per il no, ma poi la sperimentazione dimostrò il contrario.
Gendlin è riuscito a rendere operativo ed altamente efficace il Focusing,sempre più persone lo imparano attraverso i seminari ed i corsi e spesso si avvicinano ad esso grazie al suo popolare testo base. In Italia manca la pubblicazione delle innumerevoli e fondamentali opere di Gendlin tra tutte il famoso “Focusing oriented psicotherapy” e l’ultimo “The process Model”. Dal Focusing Gendlin ha continuato la sua ricerca teorico-esperienziale strutturando il TAE , “Thinking at the edge” ovvero “Pensare ai margini” (del nuovo). La sua ricerca continua a danzare tra conscio e inconscio e continua ad arricchire tanti esseri umani, la sua creatura, il Focusing continua a crescere ed è per me la dimostrazione di come unendo il modello scientifico all’intuizione sia possibile ottenere incredibili risultati, non solo per se stessi.
Gendlin partecipa attivamente alla formazione del nuovo paradigma, come già Rogers, ma va ancora oltre la dicotomia tra paradigma meccanicistico versus paradigma olistico, individuando nel corpo inteso come essere al mondo, come interazione continua, la complessità esperienziale che consente di sentire, immaginare, percepire e pensare da un’altra profondità. Quella profondità è il nostro corpo, come dice Gendlin “l’inconscio è il corpo”, si tratta d’imparare a danzare tra conscio e inconscio, di scoprire la complessità esperienziale in ciascun essere umano che vuole essere ascoltata. C’è una saggezza organismica che può aiutarci a scegliere, a orientarci, a vivere meglio, questo è il grande contributo di Gendlin. Il Focusing ha trovato applicazioni in diversi campi e stanno nascendo nuove feconde esperienze oltre che nella psicoterapia, nel counseling e nell’educazione, anche in ambito sociale e politico, con i gruppi change, nella sanità, ma anche nelle arti, come la pittura e la scrittura e naturalmente in filosofia, nel pensiero creativo e infine nella spiritualità.
Concludo con le parole di Gendlin: “La sensazione sentita olistica è più inclusiva della sola ragione. Essa include le ragioni della ragione, così come include tutto ciò che ha dato luogo alla sensazione e molto altro. Questa sensazione olistica può essere vissuta a fondo e possiede una direzione propria. Si tratta della sensazione d’insieme, incluso tutto ciò che sappiamo, che abbiamo pensato, che abbiamo imparato. Include anche quello che pensiamo che ‘dovremmo fare’ e quello che ancora non è stato risolto. Il pensiero e l’emotività, il dovere e il volere, ora non sono scissi in questa sensazione. Una persona mi disse ‘Desidero sempre più quella sensazione interiore di conoscenza che adesso ho di tanto in tanto. Vorrei averla sempre’. Quello che percepiamo inizialmente in modo vago e olistico è più sostanziale dei pensieri, delle emozioni e delle azioni che sono preformati, preconfezionati negli schemi esistenti. Sta subentrando una società di creatori di modelli. Non potrà essere altro che una società in cui la gente è più sensibile e più intollerante verso le crudeltà e le oppressioni sociali, così come più disposta a modificarle.” (3)
(1) C.Alemany “Psicoterapia experiencial y Focusing. La aportaciòn de E.T. Gendlin” Ed.Desclèè De Browers, Madrid, 2003, pag.13
(2) Campbell Purton “Person centred therapy the Focusing oriented approach” Palgrave Mac Millan, New York, 2004, pag.80
Vive a Napoli, laureata in sociologia e psicologia, dal 1983 si interessa di crescita personale e professionale nell’ambito dell’approccio olistico. Esperta di linguaggio e tecniche psicocorporee, è istruttrice del Linguaggio dell’Unione. Didatta counselor, trainer certificata del Focusing Institute di New York, tiene gruppi ed incontri individuali e collabora con alcuni Istituti e Centri di counseling e psicoterapia.